In Namibia per i safari più liberi, sorprendenti ed ecologici
Ci sono destinazioni che rimangono impresse nella memoria per sempre. Tra queste, i paesaggi namibiani sono un invito alla contemplazione serena e allo stupore silenzioso, e dispongono l’animo del viaggiatore a una vicinanza intima con la terra e con la sua inesprimibile, soverchiante bellezza
Prima nazione africana a includere la conservazione della natura nella sua Costituzione, la Namibia ha istituito riserve comunitarie in cui le popolazioni locali sono direttamente coinvolte nella protezione di specie come il rinoceronte nero e il ghepardo, e con progetti come il ripristino del deserto presso la NamibRand Nature Reserve ha dimostrato che è possibile invertire decenni di degrado ambientale.
Dimenticate le tradizionali mete dei safari. Qui la natura non è addomesticata dal turismo di massa e si mostra nel suo stato più puro e selvaggio.
In Namibia si può ancora vivere il privilegio dell’isolamento assoluto in un tempo che sembra sospeso. Ci si può trovare da soli di fronte a un oceano di dune, sorvolare una costa deserta, condividere lo spettacolo di un tramonto con i nomadi Himba in un angolo sperduto nel nordovest del Paese.
Himba, le radici vive della storia
Lungo le rive del fiume Kunene, nel nordovest della Namibia, vicino al confine con l’Angola, vive il popolo Himba. Nomadi dediti per tradizione alla pastorizia, abitano queste terre da secoli, adattandosi saggiamente a un ambiente arido e difficile. Nella regione di Serra Cafema, alcune comunità hanno stabilito un legame armonioso con il turismo, mantenendo le loro usanze senza trasformarle in uno spettacolo.
La loro pelle spalmata di otjize – una miscela di grasso e polvere di ocra – li protegge dal sole e simboleggia il loro legame con la terra. Le elaborate acconciature e gli ornamenti del corpo alludono al ciclo della vita e ai suoi momenti e sentimenti più significativi: infanzia, maternità, lutto, orgoglio del clan... Nonostante le sfide del XXI secolo – a cominciare dal cambiamento climatico e dalle pressioni del progresso – si facciano sentire anche qui, gli Himba continuano a difendere il loro stile di vita con una dignità che resiste a ogni possibile cancellazione.
Quando si pensa ai safari in Africa, l’immagine abituale è quella delle sconfinate pianure del Serengeti. La Namibia propone una versione alternativa di questo classico, ridefinendo l’osservazione della fauna con scenari unici ed esperienze che si possono vivere solamente qui.
Nel nord del Paese, nel Parco Nazionale di Etosha, durante la stagione secca, tra maggio e ottobre, le pozze di acqua si trasformano in palcoscenici dove le scene di vita selvaggia sono rappresentate con sorprendente spettacolarità: branchi di elefanti che emergono dalla polvere, rinoceronti che avanzano solenni sotto la luna, leoni che inseguono ignari gnu...
A Etosha, a differenza di quello che accade in altri parchi africani, un safari non è un avvistamento a bordo di una jeep, ma un’occasione di pura contemplazione, da godere da lodge costruiti in posizioni strategiche per poter osservare gli animali dalla propria veranda.
Un safari intimo ed esclusivo
Le concessioni private nel Damaraland e nella Caprivi Strip offrono esperienze particolari e personalizzate: si tratta di vaste aree gestite da operatori turistici o da comunità locali, dove le regole sono meno rigide rispetto a quelle dei parchi nazionali.
Grazie a questa flessibilità, è possibile vivere i safari anche a piedi, di notte, in mountain bike o a cavallo, oltre che con veicoli fuoristrada lontano dai sentieri battuti, che garantiscono incontri più ravvicinati con la fauna selvatica. Avvistare i rinoceronti neri in una camminata accompagnati da guide esperte, seguire le tracce degli elefanti del deserto a cavallo o sorvolare l’immensità della savana a bordo di un aereo leggero sono emozioni indimenticabili.
Sebbene la maggior parte dei viaggiatori associ i safari acquatici al Botswana, anche in Namibia è possibile esplorare la ricca biodiversità delle zone umide formate dal fiume Okavango, e lo si fa a bordo di una barca tradizionale, il mokoro.
Tuttavia, il luogo in cui meglio si coglie l’essenza della Namibia è la Skeleton Coast. Qui l’avventura non sta nell’avvistare i Big Five ma nel sorvolare una costa spettrale dove i resti di antichi relitti emergono dalla sabbia.
Si attraversano le dune a ridosso dell’oceano alla ricerca degli enigmatici leoni del deserto, una sottospecie adattata a uno degli ecosistemi più ostili del pianeta, tra grandi colonie di leoni marini che possono raggiungere i 75.000 individui. In questi paesaggi estremi, l’osservazione degli animali è solo una parte di un viaggio molto più profondo a contatto con la bellezza selvaggia di una terra che sembra ancora inesplorata.
- Lo Shipwreck Lodge, ovvero il “rifugio del naufragio”, nella Skeleton Coast. —
- Elefanti del deserto nell’area dell’Hoanib, uno dei dodici fiumi effimeri della Namibia occidentale. —
- Orici nel Damaraland. —
- Un aereo della Wilderness Air in volo sulla Skeleton Coast.
Conservazione “attiva”
In un mondo in cui la consapevolezza ecologica sta ridefinendo il concetto di lusso, la Namibia è diventata un esempio di turismo rigenerativo di altissima qualità grazie al quale, oltre a godere di riservatezza e comfort, ogni aspetto del viaggio ha un impatto ambientale positivo.
Energia solare, architettura verde, coinvolgimento delle comunità locali: lodges come il &Beyond Sossusvlei Desert Lodge e i campi Wilderness Safaris hanno adottato un approccio visionario. Costruiti con materiali ecosostenibili e alimentati da energie rinnovabili, offrono ospitalità ed esperienze esclusive senza compromettere la conservazione dell’ambiente.
La Namibia segna un prima e un dopo nei safari africani perché è riuscita a reinventarne il concetto incorporando, nel 1996, un modello pionieristico di riserve comunitarie (conservancies) che oggi gestiscono oltre il 20% del territorio nazionale. In queste aree, le comunità locali partecipano direttamente alla protezione della biodiversità e beneficiano del reddito generato dal turismo. Questa scelta ha portato al recupero di specie emblematiche come il rinoceronte nero e l’elefante del deserto, e al consolidamento di uno stile di viaggio improntato al virtuoso connubio tra etica e lusso. Qui il viaggiatore cessa di essere uno spettatore e diventa parte attiva delle rete di conservazione ambientale e culturale. La Namibia è una destinazione per chi apprezza l’autenticità senza filtri, l’immenso silenzio del deserto e la possibilità di lasciare un’impronta che non danneggia ma ripara.