In famiglia avventurosamente
Perché viaggiamo? Per curiosità, prima di tutto. Per il desiderio di esplorare e sperimentare il nuovo, nelle immagini, negli odori, nei sapori, nelle persone. Proprio come da piccoli, quando tutto è ancora sconosciuto e ogni giorno una scoperta. Partite allora con i vostri bambini e condividete con loro la meraviglia di vivere come un cow-boy, un naturalista, un esploratore...
Se la personalità si forma nell’infanzia e nell’adolescenza e le esperienze dei primi anni sono fondamentali per la futura vita da adulti, viaggiare in famiglia diventa una delle occasioni privilegiate per cominciare a conoscere sé stessi e gli altri, per comprendere i propri valori e per fondare quei ricordi che saranno poi un patrimonio per le generazioni che verranno.
Un ranch del grande West americano
Quasi 15.000 ettari di terreno, trecento alci e circa duecento bovini Black Angus che pascolano felici nella prateria: siamo in Montana, in una tenuta dove potrete trascorrere qualche giorno come una famiglia di pionieri del Far West, alla scoperta dell’ambiente incontaminato delle Montagne Rocciose che la maggior parte dei bambini ha visto solo in televisione.
Il ranch si trova nella Blackfoot Valley, trenta miglia a nordest di Missoula, in un territorio la cui storia risale ai tempi in cui il fiume Blackfoot fungeva da corridoio di trasporto per i nativi americani e successivamente per i cacciatori di pellicce, i minatori e i taglialegna. I nativi lo chiamavano Cokalahishkit, che vuol dire “il fiume della pista dei bisonti”.

Il capitano Meriwether Lewis, uno dei primi esploratori a seguire il sentiero battuto dai nativi lungo il Blackfoot, raggiunse l’area del ranch nel 1806. La zona divenne famosa alla fine del XIX secolo per le sue miniere d’oro, di argento e di rame e centinaia di persone vi si stabilirono, attratte dalla “corsa all’oro”. Nel 1898 fu costruita la Big Blackfoot Railway per trasportare il legname dalle zone periferiche fino al fiume. I resti dei binari della ferrovia sono ancora visibili in tutto il ranch.
Intorno al 1915, un giovane di nome Paul Greenough acquistò quattro proprietà e accorpando altri terreni fondò il primo nucleo della tenuta che, nel corso dei decenni successivi, passando attraverso diversi proprietari, si accrebbe fino a diventare quello che è oggi.
Qui avrete l’opportunità di sperimentare com’era la vita quotidiana dei coloni americani alla fine del XIX secolo, praticando tutti insieme attività come il tour del lago, la pesca a mosca, gite in carrozza e, per i più indomiti, anche rafting adrenalinico.
Avrete modo di godervi una passeggiata panoramica lungo le rive del fiume Blackfoot a bordo di un vecchio carro trainato da cavalli e poi di gustarvi un barbecue in stile vecchio west: pollo ruspante, costine di Angus, pannocchie e asparagi, tutto ben arrostito sul fuoco. E dopo la cena, sfida al lancio dei ferri di cavallo al ritmo del banjo suonato da un autentico cowboy.
Infine, per entrare nel vivo di questo particolare territorio e delle sue tradizioni, potrete partecipare al giro a cavallo con il bestiame, conducendo una mandria di vacche al pascolo, imparando i trucchi del mestiere e mettendovi alla prova nelle pratiche essenziali del rodeo.
Dal 2018, il ranch conduce un programma per la protezione e la conservazione dei cavalli Mustang, simboli viventi dello spirito indomito dei pionieri. Avvicinando uno di questi nobili esemplari, potrete imparare l’arte di sussurrare ai cavalli, un’esperienza emozionante e irripetibile che aiuta a comprendere il legame intimo e ancestrale tra l’uomo e la natura.
Per tornare indietro nel tempo, a soli venti minuti di auto dal ranch, vi ritroverete agli inizi del XX secolo passeggiando per le strade di Garnet Ghost Town, la città fantasma meglio conservata del Montana, che fu abitata fino agli anni Sessanta. Potrete riviverne la storia esplorando il Kelley Saloon, il Wells Hotel e le molte abitazioni rimaste ancora oggi come erano in origine.


Una hacienda coloniale in Ecuador
Nella valle andina della provincia di Imbabura, a due ore da Quito, vi aspetta una hacienda del XVII secolo che occupa un’area di 1.600 ettari, circondata da vulcani che si elevano oltre i 6.000 metri. Le misteriose piramidi pre-Inca, le origini spagnole e l’essere stata la dimora di due ex presidenti dell’Ecuador, fanno della Hacienda Zuleta un luogo ideale per conoscere la cultura e le tradizioni ecuadoriane.
In azienda si allevano vacche da latte con una produzione giornaliera di seimila litri, che l’annesso caseificio trasforma in una dozzina di varietà di formaggi, vi è un allevamento di trote, e da diversi anni è in corso un progetto molto interessante per la riabilitazione dei condor andini.
Le piramidi pre-Inca di Caranqui, tra le meglio conservate dell’Ecuador, furono un luogo di rifugio durante le attività vulcaniche e un potente sito cerimoniale per gli indigeni Caranqui. Divennero poi una zona agricola privilegiata per Inca e Spagnoli, finché, nel 1898, l’area in cui sorgono fu venduta a José María Lasso e successivamente passarono nelle mani di Galo Plaza Lasso, diplomatico, presidente dell’Ecuador, coltivatore per vocazione e profondo sostenitore dell’agricoltura moderna.

Circondati da vulcani, montagne innevate, a tu per tu con antiche comunità indigene, avrete anche la possibilità di scoprire un importante progetto di tutela e conservazione dell’ecosistema locale: con una gita in bicicletta raggiungerete la Cóndor Huasi, la riserva dell’Hacienda Zuleta destinata alla riabilitazione, riproduzione e conservazione del condor delle Ande, dove il biologo Yann Potaufeu spiegherà il lavoro svolto e l’importanza di questo rapace necrofago per l’equilibrio dell’ambiente locale.
Questi enormi uccelli color ebano, tra i più grandi volatili del mondo, possono pesare fino a quindici chili e hanno un’apertura alare di tre metri. A causa di un tasso di riproduzione molto basso – depongono un uovo ogni due anni – rischiano l’estinzione. In questa riserva vivono circa sessanta condor allo stato brado. Se qualcuno di loro si ammala o si ferisce, viene ricoverato in un’enorme voliera finché non è pronto per tornare in libertà, e nel frattempo può capitare di tanto in tanto di vedere alcuni esemplari che fanno visita ai loro compagni in via di guarigione.

Alcune aree della proprietà sono state riservate a specie da sempre presenti nella zona, come il condor. Anche l’autoctono orso andino è oggetto di attenzione e di monitoraggio da parte dei naturalisti e dei biologi dell’Hacienda Zuleta.
Una riserva privata in Sudafrica
Madikwe è l’unica riserva privata sudafricana esente dalla malaria, ed è perciò un luogo sicuro anche per i bambini più piccoli. Meta ideale per viaggi in famiglia durante tutto l’anno, è consigliata soprattutto durante la stagione secca, quando si possono avvistare più animali in safari spettacolari.
Nel nord-ovest del Paese, la riserva si estende per 75.000 ettari su un’area selvaggia che è un arazzo di paesaggi diversi, dalle vaste pianure alla boscaglia, dalla foresta agli imponenti picchi rocciosi. In uno scenario così vario e cangiante vivono leoni, elefanti, leopardi, rinoceronti, bufali e persino il raro cane selvatico africano.

Prima del 1991, quest’area era occupata da allevamenti e terreni agricoli degradati. Il governo locale commissionò allora uno studio per stabilire il miglior utilizzo del territorio. Ne risultò che il turismo basato sulla fauna selvatica autoctona, con la creazione di una riserva privata, sarebbe stato di grande beneficio per le comunità locali. Nacque così l’Operazione Phoenix, uno dei più grandi progetti di trasferimento di fauna selvatica al mondo, che in sette anni ha reintrodotto più di ottomila animali di ventotto specie, tra cui, per la prima volta in una concessione chiusa, un intero branco di elefanti e il cane selvatico africano.
Oggi, la riserva di Madikwe è gestita in partnership tra lo Stato, il settore privato e le comunità locali, con un approccio innovativo nella conservazione faunistica che dovrebbe essere un modello anche per altri Paesi del continente.


Essendo una riserva privata, Madikwe non è soggetta agli orari di apertura o alle restrizioni di un parco: gli ospiti possono effettuare fotosafari notturni al di fuori dei sentieri battuti e i membri più giovani della famiglia possono diventare esploratori, imparando a seguire le tracce degli animali.
Per vivere in famiglia le indimenticabili scoperte africane, a Madikwe propongono due diversi safari. Durante il Couch Safari ci si siede a guardare gli elefanti selvatici giocare in una pozza d’acqua a venti metri di distanza (cosa che è possibile in pochissimi altri posti in Africa). Il Pool Safari prevede invece di rinfrescarsi in una grande piscina ai bordi della pozza di Jamala, sotto un antico albero del piombo, un punto di vista che offre straordinari avvistamenti degli animali mentre vi immergete nel sole africano. Al termine di una giornata di grandi emozioni vi aspettano i comfort dei lodge e la cucina deliziosa dello chef Nico Verster.
Qualunque sia la destinazione scelta, viaggiare con la nostra “tribù”, esplorare, scoprire, imparare e vivere insieme esperienze indimenticabili in una natura di straordinaria bellezza è una delle migliori eredità che possiamo lasciare ai nostri figli.