Il Perù che non si vede nelle foto
Nel buio pesto cominciavano ad apparire delle luci, come lucciole che si accendono all'improvviso. A quindici minuti dall'atterraggio si vedevano solo grandi spazi industriali. Nulla sembrava accennare a ciò che sarebbe accaduto nei giorni successivi.
La prima notte è stata solo una sosta in un hotel vicino all'aeroporto di Lima. Avrei potuto essere in qualsiasi altro posto, ma i vestiti colorati, le trecce stravaganti e la carnagione color cioccolato delle persone di fronte all'hotel mi dicevano che ero proprio a Lima.
Sono stato accolto con un pisco, la bevanda locale più conosciuta, accompagnato dalla cancha, un tipo di mais arrostito e salato: ho scoperto che può sostituire benissimo le mandorle tostate a cui ero abituato nei bar più tradizionali di Madrid.
Il giorno dopo, da Lima ho sorvolato la costa verso nord per più di un'ora. Dall'aereo si notava un drastico cambiamento: da un ambiente montuoso si passava al deserto più arido che si estendeva a perdita d’occhio.
Sporcizia e cespugli costituivano l'unico paesaggio. Sono atterrato in un minuscolo aeroporto, ho ritirato la mia valigia all'unico nastro per il ritiro dei bagagli e ho preso un taxi per arrivare a Mancora.
L'aridità ha continuato ad accompagnarci anche durante il viaggio in auto, finché non siamo passati improvvisamente per una piacevole zona umida oceanica. A poco a poco è spuntata la vegetazione, e da lì ho iniziato a immaginare come sarebbe stata la costa dove avrei trovato il mio alloggio.
Il centro storico di Lima, dichiarato Patrimonio dell'Umanità, è caratterizzato da una serie di edifici della cosiddetta architettura vicereale. Questo stile architettonico si sviluppò durante il Vicereame del Perù, tra il XVI e il XIX secolo, e fu un adattamento del Barocco e Rococò europei.
Uno degli elementi più caratteristici di questo stile sono i balconi chiusi con soffitti a cassettoni in legno.
Kichic era un paradiso, ma diverso da tutto quello che abbiamo in mente quando pensiamo a luoghi come le Maldive o la Polinesia francese. Kichic è un altro mondo. Situato nel villaggio di pescatori di Mancora, con le sue incantevoli suite – una diversa dall’altra – costruite con materiali del posto mi ha fatto sentire bene come non mi capitava da tempo.
Sembrava di essere arrivati a casa di quegli amici che ti accolgono sempre con un sorriso. C’era l’aria del mare, a tratti furiosa, il rumore delle onde del Pacifico, e il cibo più squisito che potessimo desiderare con variazioni di ogni tipo tutte a base di tonno freschissimo. Non c'era fretta, il tempo si era fermato e non volevamo farlo ripartire.
Ma il viaggio doveva continuare. In aereo ho chiuso gli occhi; quando li ho riaperti, mi sono ritrovato immerso nelle nuvole; poco dopo ho visto un'infinita coltre bianca che faceva da pavimento all'immensità del blu, interrotta da giganteschi picchi galleggianti: la catena montuosa delle Ande, con le sue cime che superano abbondantemente i 6.000 metri.
Dopo il riposo degli ultimi giorni era scattata l'eccitazione e l'iperattività che si prova quando si sta per arrivare in un posto nuovo. Ero pronto a fissare nella memoria ogni particolare della mia prossima meta: il modo in cui era strutturata la città, la sua architettura, le strade, le auto e i tuk tuk che si muovevano come formiche in fila, il comportamento degli abitanti, perfino l’accento…
Sono atterrato all'aeroporto di Cuzco. L’antica capitale dell'Impero Inca presenta bellezze storiche, alcune antiche di tremila anni, altre risalenti all'epoca coloniale, mercati locali, segni della contemporaneità e dovunque gli inconfondibili colori sgargianti dei tessuti tradizionali. Al tramonto, Cuzco diventa una città magica.
È incastonata in una valle quasi circolare e le luci dei quartieri sulle colline circostanti sembrano fluttuare nell'oscurità come stelle a portata di mano.
La tessitura e il ricamo colorato degli abiti tradizionali di Cuzco sono antiche attività artigianali andine, sopravvissute dall'epoca preispanica fino ai giorni nostri con poche variazioni. I capi più caratteristici del costume tradizionale sono il chumpi (cintura), la lliclla (coperta femminile) e la chuspa (borsa).
Molte donne in città come Cuzco vestono ancora oggi il loro abito tradizionale.
La Valle Sacra
Ho continuato il viaggio addentrandomi nel cuore del Perù, ovvero nella Valle Sacra degli Inca che si estende per oltre 200 chilometri lungo il fiume Vilcanota. Un simpatico autista di nome Tomas è venuto a prendermi all'aeroporto di Cuzco e mi ha accompagnato in questa regione incantata.
Tomas guidava lungo le ripide strade di montagna mentre i tornanti mi regalavano panorami sempre più spettacolari a mano a mano che si saliva di quota. Il mio polso batteva forte in una combinazione di eccitazione e di mancanza di ossigeno dovuta all'altitudine. L’autista ha incoraggiato la mia curiosità rispondendo in modo sincero su tanti argomenti che riguardavano il suo Paese, a cominciare da diversi aneddoti sui peruviani fino alle differenze tra i tipi di mais e alle innumerevoli varietà di patate. “Ne abbiamo più di 3.000 qualità”, mi raccontava.
Ha poi deciso di fare una pausa, fermare l’auto e ordinarmi un choclo, mais bollito con formaggio vaccino, che per un po’ ha fatto tacere il brontolio del mio stomaco.
Sono arrivato infine all'Explora Valle Sagrado, un accogliente lodge tra campi di grano e montagne. Il primo giorno, partendo dalla piccola comunità di Viachas sono disceso per quasi dieci chilometri fino alla città di Pisaq.
Insieme ad altri quattro ospiti, ho camminato lungo un percorso tra campi coltivati e piccoli ruscelli, incontrando solo alcuni animali e gli abitanti del luogo. In lontananza si vedeva il complesso archeologico di Pisaq, situato a un'altitudine di 3.300 metri: un Machu Picchu in miniatura che si ergeva timidamente al centro di una valle protetta tutto intorno da montagne che parevano guardiani giganti.
Dopo avere ammirato e fotografato i monumenti dalle prospettive più diverse e avere goduto del grandioso paesaggio naturale, sono rientrato al lodge.
- In epoca incaica, la Valle Sacra era un territorio agricolo molto produttivo, con coltivazioni come mais, patate, olluco (un tubero che ricorda la patata), quinoa e foglie di coca —
- Pisaq, nella Valle Sacra, ha altari, pozzi di acqua e il più antico cimitero del Sud America —
- I lama sono utilizzati dagli abitanti dei villaggi andini per la loro carne, la lana e per il trasporto di merci. —
- Il condor era uno degli animali sacri degli Inca, che credevano mettesse in comunicazione il mondo superiore con quello terreno
Il resto del pomeriggio è trascorso in relax tra la spa e la piscina esterna riscaldata e pianificando in compagnia gli itinerari del giorno successivo. La serata sarebbe poi culminata con una cena squisita, con tanti ceviche, ottimo vino cileno e molta acqua per aiutare il fisico ad adattarsi all'altitudine.
Il secondo giorno l'ho trascorso interamente nella regione, in un percorso più lungo verso Maras e Moray, un'esperienza da non perdere anche per chi non è un grande appassionato di trekking. Si tratta di luoghi di grande importanza paesaggistica e culturale: a Maras, incastonati in una valle dai toni rosa e ocra, si vedono i bacini costruiti dagli spagnoli per la produzione di sale, che proviene da falde acquifere minerali. A Moray, le terrazze concentriche perfettamente circolari, che in altri tempi si sarebbe detto fossero di origine marziana, erano un centro di ricerca e sperimentazione agricola del periodo Inca.
Machu Picchu mi stava aspettando pazientemente. Per raggiungerlo abbiamo deciso di percorrere l'ultimo tratto dell'Inca Trail, il Cammino Inca, che in sette ore conduce alle porte dell’antica cittadella. Il percorso mi ha affascinato.
La valle offre infinite aperture panoramiche e scorci su altre rovine che meriterebbero anch’esse una visita. Il lunga strada non lascia indovinare cosa ti aspetta, ma passo dopo passo ti porta semplicemente in uno stato di unione con il tutto in cui ti senti una piccola parte di questo impressionante paesaggio.
Finalmente, la guida annuncia la vicinanza alla nostra sospirata meta. Ecco l’ultimo tratto, un gruppo di visitatori, piccole strutture in pietra, passi stanchi, ansia di arrivare. "La Puerta del Sol", dice indicando la struttura in pietra. Stupore.
Nel meandro di un fiume lontano si erge una ripida montagna le cui sorelle toccano il blu del cielo. Tutte coperte da un verde lussureggiante, proteggono in cerchio la montagna centrale, Machu Picchu. Non l'avevo mai visto in foto. Uno spettacolo come questo non si può fotografare.