Ladakh, il respiro mistico dell’India

Nelle vicinanze di Leh, a 3.600 metri di quota, in cima a una collina con l’Indo sullo sfondo, torreggia il monastero di Thiksey. Con oltre sei secoli di storia, è forse uno dei più spettacolari che ho visitato durante il viaggio, soprattutto per la sua privilegiata posizione tra le montagne. In compagnia di Rudy ho iniziato a conoscere meglio la religione buddista, le sue radici e i suoi aspetti fondamentali, piantando un seme dentro di me che a poco a poco nel corso dei giorni ha fatto germogliare la mia curiosità.

Ancora a bocca aperta dopo la visita al monastero, mi aspettava, a un’altitudine maggiore, il villaggio di Igoo: non posso fare a meno di ricordare la notte stellata trascorsa sul tetto della casa, in cui ho avuto la fortuna di vedere decine e decine di stelle cadenti nel cielo più limpido di sempre.

Mistero e spiritualità

Il giorno dopo ho girovagato nel villaggio per conoscere da vicino le usanze locali, soffermandomi con curiosità su quelle più misteriose. Sono così finito a casa di uno dei massimi oracoli guaritori del villaggio, dove mi si è svelato il “lato nascosto” delle pratiche esoteriche tradizionali.

Dopo avermi incontrato davanti a casa sua, alla periferia del villaggio, un assistente mi ha condotto da una donna sciamano, che stava preparando la strumentazione per iniziare il rito. Una volta entrata in trance, ha iniziato a recitare e a emettere suoni di grande forza, con pose e gesti delle mani che non facevano che aumentare la mia emozione: non avevo mai vissuto una situazione del genere.



Spiegai al suo assistente le preoccupazioni che avevo in quel momento in riferimento alla mia salute, mentre lui le traduceva in tibetano, l’unica lingua comprensibile per l’oracolo.

Il tempo di due ore trascorso al cospetto della sciamana, così come i metodi e i rimedi che mi ha consigliato, è qualcosa di indicibile, quasi epico, che conserverò nella mia memoria per il resto della vita. 
 

Ma lo stupore non si è certo fermato a questo incontro. Il quarto giorno, attraverso montagne, foreste e piccoli villaggi sono arrivato a Hemis, il più grande monastero della regione, dove ogni anno si svolge, solitamente all’inizio di giugno, l’omonimo festival. Si tratta di un momento molto importante per la comunità monastica e di un’opportunità unica per i visitatori, durante il quale, con spettacolari maschere fatte a mano e costumi dai colori vivaci, viene rappresentata la vittoria su tutti i demoni di Guru Trakpo, il Grande Vincitore. 

Hemis è uno dei siti più sacri per i Drukpa, tra le maggiori correnti del buddismo, la cui storia risale a prima dell’XI secolo. Non posso descrivere la suggestione di questo luogo, che ho avuto la fortuna di vivere da solo, con diversi momenti per soffermarmi in raccoglimento cercando di avvicinarmi al segreto di questa spiritualità.

Dopo aver pranzato presso il monastero, mi sono diretto verso l’ultima delle case in cui avrei alloggiato, situata a un’altitudine maggiore rispetto alle altre e vicina ad alcuni dei monasteri più imponenti della zona. Ricordo con immenso affetto quello di Stakna, arroccato sul cocuzzolo di una piccola montagna accanto al fiume e circondato da campi coltivati.

Mi commuove ancora il momento in cui mi è stato servito il pranzo nel mio alloggio privato con una splendida vista sul monastero e sul paesaggio circostante. 

Durante il pomeriggio ho passeggiato nel villaggio tra i miei vicini per scattare quante più foto possibile. Non potevo ancora credere alla purezza di questa terra e del suo popolo, il più gentile che abbia mai conosciuto. Nostalgia e tenerezza sono i sentimenti che provo ogni volta che ripenso a quelle persone.




E che sorpresa quando, all’arrivo nel mio alloggio di Likhir, ho trovato ad aspettarmi un monaco buddista, pronto a rispondere a tutte le domande che mi erano sorte nel corso del viaggio. È stato un dono poter trascorrere un paio di ore con chi viveva intimamente la spiritualità buddista. Ho avuto allora la sensazione di poter estendere la mia conoscenza, di riuscire a guardare oltre: un modo più pieno di godere la vita esiste. Senza dubbio, è stato uno degli incontri più intensi che io abbia mai vissuto, una di quelle esperienze che ti fanno sentire la persona più fortunata del mondo solo per il fatto di trovarti dove sei in quel preciso momento, in compagnia di chi sta aprendo in te nuovi orizzonti.

La casa del Dalai Lama

Ma il meglio sarebbe arrivato alla fine. L’ultimo giorno del viaggio, il più magico, ho assistito alla preghiera quotidiana in uno dei tre più grandi monasteri buddisti del mondo, un luogo in cui è molto comune vedere l’attuale Dalai Lama compiere un atto religioso: il monastero di Drepung.

Sono arrivato molto presto per seguire da una posizione privilegiata l’entrata di tutti i monaci, dai più giovani ai più anziani. All’improvviso, hanno iniziato a pregare in un’armonia quasi perfetta, mentre veniva loro servito un infuso a base di latte di yak.

Dopo aver assistito a questa funzione, ho visitato il monastero accompagnato da uno dei monaci: è stata per me una preziosa occasione per conoscere meglio questa sacra cultura, per capire la passione per la vocazione, per comprendere come sia possibile rinunciare a tutti i privilegi per vivere nella più pura semplicità.

Questa illuminante conversazione con il monaco mi ha insegnato molto e ha trasformato la mia avventura in Ladakh in un viaggio dell’anima.

Sei sicuro di conoscere l’India?