Lorenzo Quinn: “Sono l’artista dell’amore”
“Dipingi la tua vita”. Scritta da una mano gigante sulla porta dello studio, questa dichiarazione dà l’avvio alla nostra conversazione con un artista che vuole dire a tutti “prendete coscienza del presente, amate la vita e il mondo e impegnatevi insieme per il futuro”
Metà italiano e metà americano, nato a Roma nel 1966 e residente in Spagna da venticinque anni, Lorenzo Quinn è scultore, ma anche pittore, scrittore e attore.
Il suo sguardo azzurro e penetrante esprime il genio di un visionario e l’autenticità di un uomo che nel lavoro e nella vita quotidiana è guidato dalla forza più potente, l’amore.


Chi è Lorenzo Quinn?
Sono un artista, uno scultore. Sono una persona che ha bisogno di comunicare, e attraverso le mie sculture voglio trasmettere messaggi universali di unione e di amore. Sono una persona sensibile, a volte anche troppo, e sono un marito e un padre.
Si è sempre sentito un artista?
Sì, da sempre. Scrivo le poesie che accompagnano le mie sculture, ho composto diverse canzoni, ho girato una dozzina di film, e ho anche vinto il premio come miglior attore esordiente al Festival di Biarritz, ma non ho continuato. Mi sono invece dedicato prima alla pittura e poi alla scultura.
Come mai ha abbandonato la carriera cinematografica?
Le confesso che sono un maniaco del controllo. E nel cinema non si può controllare nulla perché per fare un film ci vuole una squadra molto numerosa. Perciò è molto più difficile fare un buon film che un buon dipinto o una buona scultura.
E perché ha deciso di dedicarsi alla scultura?
Per il suo legame con la materia. Ho una sensibilità molto tattile, e per me è importante tutto ciò che posso toccare, e modellare. E poiché non ho il dono di creare la vita, a modo mio do vita a opere scultoree. Spesso mi affido a mia moglie Giovanna per assicurarmi che le sculture integrino l’elemento maschile e quello femminile. E per molte di esse realizzo entrambe le versioni.

È cresciuto tra l’Italia e gli Stati Uniti. Che cosa hanno lasciato queste culture alla persona e all’artista di oggi?
Dalla parte americana ho acquisito la visione per il business e da quella italiana i sentimenti e le emozioni. Uno dei motivi per cui io e mia moglie abbiamo lasciato New York è stato l’alto livello di competizione a cui ti devi in qualche modo adeguare.
Lì tutto è una gara implacabile, e si rischia di diventare insensibili agli autentici valori umani. È una città molto creativa dove accadono tante cose, e questo inevitabilmente genera una pressione per riuscire a distinguersi.
Però, se arriva un momento in cui pensi che sia normale vedere un senzatetto che dorme davanti al negozio di Tiffany come se nulla fosse, allora te ne devi andare perché vuol dire che il tuo cuore si sta indurendo.
E avete scelto la Spagna…
Abito qui da venticinque anni con Giovanna e i nostri tre figli. Si vive molto bene, si mangia molto bene, si hanno amici veri, ma manca quella spinta a creare cose nuove per emergere, e questo aspetto mi manca un po’…
Ci sono artisti che vivendo negli Stati Uniti sono riusciti ad avere molto successo. Io non diventerò certo un grande artista perché, per esempio, non sono stato così egoista da scegliere di vivere a New York o a Miami per la mia carriera, dato che penso che quelli non siano gli ambienti migliori per crescere dei figli.
In che modo queste differenze culturali hanno segnato il suo lavoro?
Per darle un’idea, a New York ho creato opere molto dure con una forte carica energetica, ispirate alla cultura e al tipo di vita della città, come The Hand of God o Staircase of Life, che riflettono lo scorrere del tempo e le fasi della vita. A ventitré anni, mentre vivevo lì, ero già ossessionato dal passare degli anni! Le sculture che ho realizzato da quando sono in Spagna sono molto più armoniose ed emozionali. L’ambiente segna indubbiamente il carattere delle opere.


Quali sono stati i suoi riferimenti artistici?
Da adolescente, i geni del Rinascimento come Michelangelo e Bernini. Poi Rodin... E ho amato Dalí per la sua immaginazione e per il potere di farti viaggiare attraverso un dipinto.
Lei è noto anche per le sue collezioni di gioielli. Sono anch’essi delle sculture? Una cosa interessante è che, in un paio di occasioni, due gioielli hanno ispirato una scultura, ma di solito accade il contrario. Prima creo la scultura, poi la ridisegno adattandola ai gioielli. Non è una cosa semplice da fare, ma il messaggio e il concetto della grande opera vengono mantenuti anche nella sua versione “in miniatura”. È un modo per me di raggiungere ogni luogo. Non tutti possono permettersi una delle mie sculture, visto che sono vendute a partire da seimila euro, un mio gioiello è invece un’opera accessibile a tutti (anche per le dimensioni! Ndr).
Come definirebbe il profilo dei suoi collezionisti?
Sono persone che acquistano un lavoro non come investimento, ma per il messaggio, perché trasmette loro qualcosa di personale. Per esempio, un cliente ha comprato una mia opera per regalarla alla ex moglie e le ha detto: “Vedi, quello che questa scultura rappresenta è quello che avrei sempre voluto dirti”.
C’è stato il caso molto emozionante di una coppia in cui lui si era ammalato di cancro. Quando la malattia è stata scoperta, hanno iniziato a collezionare le mie opere. Hanno comprato prima un pezzo di Il tempo vola, poi Trovare l’amore, Il destino... e via via lavori che erano legati ai momenti che allora stavano vivendo. Vedevano la loro vita riflessa nelle mie sculture.
Perché le mani sono diventate il segno distintivo più caratteristico della sua arte?
Uno dei motivi per cui raffiguro molto le mani è che i gesti sono universali e tutti possono vedersi riflessi in essi, a differenza di un corpo scultoreo, anatomicamente quasi perfetto, in cui ben pochi possono specchiarsi.
Una delle sue opere è intitolata Destiny. Lorenzo Quinn crede nel destino? Mi sono posto questa domanda molte volte. Ci credo, sì, anche se non ne sono sicuro, e sono convinto che dentro questo destino si abbia libertà di movimento. È come salire su una barca che sai che arriverà in un certo porto, ma quello che fai sulla barca durante il viaggio dipende da te. E sicuramente le persone che incontrerai nel corso della vita sono già su quella stessa barca.


Quali sono i valori che ispirano la sua opera?
L’empatia ha per me un ruolo fondamentale. Eppure è qualcosa che non si insegna più. Era già molto importante per gli antichi greci. E ovviamente l’amore.
Inoltre, parlando di valori, sono stato molto fortunato a non dovermi prostituire artisticamente. Non ho mai venduto qualcosa che non mi piacesse fare. Quello che desidero creare e trasmettere è ciò che vendo, e l’amore è un leit-motiv costante nel mio lavoro.
Crede di più nelle muse e nell’ispirazione o nel lavoro e nella perseveranza?
Ovviamente, se non lavori, non trovi quello che vuoi. Perciò, se non si lavora, non si trova nemmeno l’ispirazione. Ci sono momenti di grande carica creativa e poi ci si svuota. E allora ho sempre paura che quell’energia non torni più.
Quando mi metto a scolpire, ho già creato l’opera nella mia testa: ho pensato e definito il soggetto, ne ho scritto, e ho già visualizzato l’immagine di ciò che voglio fare. Quando la carica creativa è bassa, per ritrovare l’ispirazione, faccio molte letture e ricerche sui temi che mi interessano.


Che cos’è il lusso per Lorenzo Quinn?
Per cominciare, la salute, perché senza di essa non si può godere di niente altro. A parte questo, per me il lusso oggi ha molto a che fare con l’autenticità. Siamo in un momento di grande creatività a livello globale, con molti artisti che diffondono la loro arte attraverso i social media.
Nel mio campo, è impossibile produrre una scultura al giorno... (In realtà sono piuttosto prolifico, con dieci-dodici sculture all’anno e diverse versioni di ciascuna di esse). Pertanto, non sono come un fotografo che può postare sui social media qualcosa di nuovo ogni giorno.
Quando gli artisti che iniziano a lavorare mi chiedono consigli, dico sempre loro che la cosa più importante è trovare il proprio timbro, la propria voce autentica per differenziarsi dagli altri.
Le sue opere pubbliche si trovano in alcune delle principali città del mondo. In quali le piacerebbe vederle ancora?
Vorrei tornare a New York con una grande scultura. Uno dei miei sogni è quello di una installazione importante a Parigi nel prossimo futuro. A Venezia ne ho già realizzato uno con Building Bridges. Anche Roma è una città in cui mi piacerebbe essere presente, visto che è il luogo in cui sono nato.
E poi sarebbe bello essere riconosciuto anche qui: vivo in Spagna da venticinque anni e non ho nulla a Barcellona… purtroppo penso che in questo Paese non si dia tanta importanza all’arte.
Sta collaborando con l’Onu al progetto Gaia, che mira a sviluppare nei giovani una forte consapevolezza anche riguardo al tema della sostenibilità.
È un argomento cruciale per me. Le persone della mia generazione sono consapevoli di quanto abbiamo trattato male il pianeta e vogliono porvi rimedio, mentre non mi sembra che questa consapevolezza sia altrettanto presente nelle generazioni più giovani.
Una mia scultura molto importante legata al tema è Your World, con mani che escono dall’acqua, installata nel Lago d’Iseo.
- "Give and Take", installazione in bronzo a Maiorca. —
- "La forza della natura", un'opera d'arte installata a Shanghai nel 2018. —
- Scultura "Tu sei il mondo", nei Paesi Bassi. —
- Bracciale della collezione di gioielli Lorenzo Quinn.
Quali sono gli altri suoi progetti?
Ho creato una società chiamata Encryptoart per individuare i falsi d’arte attraverso la tecnologia “blockchain” e certificare le opere d’arte, perché le persone apprezzano l’autenticità. Un sistema utile anche ad altri settori, come quello della moda.
Ho aperto un nuovo canale creativo attraverso NFT (Non Fungible Tokens). Consiste nel creare opere digitali, sempre attraverso la stessa tecnologia “blockchain”. Lì reinterpreto il mio lavoro in modo molto più fantasioso, cosa che non posso fare nella vita reale. Insomma, un universo parallelo.
La biografia sul suo sito si intitola La vita è un viaggio meraviglioso e sappiamo che lei è viaggiatore appassionato. Se dovesse rappresentare il viaggio attraverso una scultura, come sarebbe?
Senza dubbio un uccello. Se sei un uccello, puoi sorvolare le frontiere senza problemi. Meraviglioso!
Quali viaggi ripeterebbe e quali sogna ancora di fare?
Io e mia moglie Giovanna amiamo viaggiare. Abbiamo letto molti libri a riguardo e ci passiamo continuamente foto di luoghi che vorremmo visitare insieme. C’è così tanto mondo da scoprire e io sento di non avere ancora tantissimo tempo per vedere certi luoghi nelle condizioni fisiche ottimali.
Indimenticabili il Perù, il Botswana e il Sudafrica. Amo l’Africa e mi piacerebbe tornare in Namibia; nell’ottobre del 2021 ho tenuto la mia prima mostra in Egitto, che è stata anche la prima nel continente africano. Abbiamo fatto una esperienza da sogno a Bora Bora e rimpiango di non aver prolungato il viaggio per visitare l’Isola di Pasqua.
- Lorenzo Quinn e l'ex moglie Giovanna Cicutto in un emozionante viaggio di famiglia in Zimbabwe. —
- Lorenzo ama viaggiare e vedere posti nuovi con i suoi tre figli. —
- Lo scultore si definisce un amante dell'Africa e la visita alle Cascate Vittoria è stata l'esperienza più emozionante del suo viaggio in Zimbabwe. —
- Foto: Lorenzo Quinn
I suoi viaggi in attesa?
In Mongolia, in Birmania, in Giappone oppure sull’Orient-Express.
Una città unica?
Venezia, senza dubbio.