The Red Sea: una nuova visione del turismo
L’Arabia Saudita è nota per il suo patrimonio storico, culturale e religioso, ma negli ultimi anni ha intrapreso una trasformazione senza precedenti, puntando a diversificare la sua economia e posizionarsi come destinazione turistica internazionale. Uno dei progetti è la creazione di The Red Sea, una meta sul Mar Rosso che promette di ridefinire il concetto di turismo di lusso in chiave ambientale.
Come nasce The Red Sea?
Tutto comincia nel 2017 quando il Public Investment Fund (PIF) dell'Arabia Saudita lancia un programma di sviluppo turistico per trasformare una superficie di oltre 28.000 kmq sulla costa occidentale in una delle destinazioni più lussuose e sostenibili al mondo. Il progetto riguarda 200 km di costa sul Mar Rosso, deserti, canyon, vulcani e 90 isole in una delle aree marine più incontaminate del mondo, con 175 specie di barriere coralline, 195 specie di pesci e altre creature a rischio di estinzione come il falco di mare e la tartaruga embricata.
Con la fine del 2024, si può ritenere conclusa la prima fase del progetto, che comprende lo sviluppo di 22 isole e diverse aree sulla terraferma, la costruzione di resort di lusso, campi da golf, porti turistici e infrastrutture di pari livello. Ma bisogna aspettare il 2030 per il completamento del progetto: a quel punto la destinazione avrà 8.000 camere e 1.000 residendenze e potrà accogliere fino a un milione di visitatori all’anno, tetto massimo degli arrivi proprio per limitare l'impatto ambientale.
Turismo sostenibile al centro
Ciò che distingue The Red Sea da altri megaprogetti turistici è l’impegno per la sostenibilità ambientale, che significa sì limitare l'impatto ambientale ma anche migliorare alcuni habitat, come le foreste di mangrovie e i coralli. Delle oltre 90 isole che compongono il sito, nove sono state designate come aree di conservazione. Punto di arrivo di questo approccio sarà la sostenibilità energetica al 100%, con 760.000 pannelli fotovoltaici che alimentano la destinazione, supportati dal più grande impianto di accumulo a batteria off-grid del mondo. L’obiettivo è essere completamente neutrali dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica, con l'aspirazione di diventare presto anche carbon negative.
Un lusso senza precedenti
The Red Sea rappresenta una nuova frontiera nel turismo di lusso, con i suoi resort di design che si integrano perfettamente nel paesaggio e rispettano l'ambiente. Ma è anche uno dei progetti più ambiziosi e affascinanti nel campo del turismo rigenerativo a livello mondiale.
Nel 2023 hanno aperto i primi due cinque stelle lusso, il Six Senses Southern Dunes, The Red Sea progettato dal celebre studio inglese Foster + Partners e The St. Regis Red Sea Resort di Kengo Kuma & Associates, mentre a maggio 2024 ha inaugurato Nujuma, prima proprietà di Ritz-Carlton Reserve in Arabia Saudita. Anche quest'ultimo resort è di Foster + Partners che ha scelto materiali naturali dai toni tenui del mare e della sabbia.
A caccia di stelle
Ma non è tutto: altri 13 hotel si preparano ad aprire tra la fine del 2024 e del 2025, insieme a campi da golf, ristoranti gourmet e programmi di attività, che vanno dallo snorkeling tra le barriere coralline alle immersioni in fondali spettacolari alle escursioni nel deserto e nei siti archeologici millenari, all'osservazione dei cieli stellati. L'ambizione è infatti diventare la prima Dark-Sky Reserve in Medio Oriente dove, grazie al contesto a basso impatto luminoso, si può sperimentare la fotografia astronomica, ascoltare racconti intorno al fuoco, cercare la Via Lattea, uno spettacolo raro e sempre più emozionante. La riduzione dell'inquinamento dei cieli notturni non solo preserva l'integrità del paesaggio notturno, ma protegge anche le specie animali che dipendono dai cicli di luce e buio.
A dimostrazione dell'impegno nella tutela ambientale, The Red Sea è stato anche il primo in Medio Oriente a ricevere la certificazione LEED Platinum, conforme agli standard globali per la bioedilizia.
La cura della barriera corallina
Il cambiamento climatico ha già causato il deterioramento del 50% delle barriere coralline del mondo, con una percentuale di riduzione del 14% solo nell'ultimo decennio. Per questo motivo a The Red Sea viene applicato un approccio scientifico, coinvolgendo studiosi esperti nella tutela del patrimonio naturale impegnati a proteggere le mangrovie, le isole e le barriere coralline.
Grazie all'utilizzo della robotica AI, gli scienziati stanno monitorando oltre 300 siti di coralli potendoli analizzare con una velocità e un'efficienza superiori del 92% rispetto ai sistemi precedenti. Il programma CoralNet crea un modello in scala 3D da migliaia di fotografie sovrapposte per tracciare la superficie e la crescita delle barriere coralline. Questi modelli 3D vengono poi trasmessi a due diversi software per analizzare ed elaborare dati approfonditi: un processo molto più accurato e veloce rispetto ai metodi tradizionali, che possono richiedere fino a 10 anni per produrre risultati. L'uso di questa tecnologia ha portato anche alla scoperta di nuovi esemplari di corallo in grado di sopravvivere a temperature marine più elevate, aprendo la strada alla protezione e al ripristino degli stessi in altri luoghi ad alta concentrazione corallina in tutto il mondo.
Traguardi di oggi e del futuro
L'aeroporto Red Sea International è operativo, ed è già stato inaugurato anche il primo volo internazionale, operato da Flydubai, che collega la località all'hub internazionale di Dubai, aprendo di fatto al turismo mondiale.
Quando The Red Sea sarà completo avrà un impatto significativo sul panorama turistico globale. L'Arabia Saudita punta infatti a diventare una delle mete turistiche più attraenti per l'alto livello delle sue strutture, per la bellezza naturale ma anche per le esperienze autentiche e sostenibili che propone.